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"Mal'Aria 2022": ecco la classifica delle città più inquinate in Italia
Legambiente ha reso noto il report “Mal’aria di città. Quanto manca alle città italiane per diventare clean cities”, in cui è tracciato un bilancio sulla qualità dell’aria nella nostra penisola. I dati emersi sono allarmanti: su 102 capoluoghi di provincia analizzati nessuno rispetta i valori suggeriti dall’OMS per PM10, PM2.5 e NO2. La situazione peggiore a livello di polveri sottili è stata registrata ad Alessandria, seguita da Milano, Brescia, Lodi, Mantova, Modena e Torino.
Arte e società
I dati
L'emergenza smog per quanto concerne le polveri sottili vede tristi protagoniste 17 città, che, come si evince dall'analisi effettuata dalle 238 centraline per il monitoraggio, superano i valori dell'OMS per più del doppio da quelli raccomandati. A comandare la classifica negativa, riferito al 2021, figura Alessandria (media annuale di PM10 pari a 33 µg/mc rispetto al limite OMS di 15 µg/mc), seguita da Milano (32 µg/mc), Brescia, Lodi, Mantova, Modena e Torino (tutte con 31 µg/mc). Come riportato in una nota di Legambiente, sono inoltre 11 le città più inquinate da PM2.5 che superano di oltre 4 volte i valori OMS (Cremona e Venezia con una media annuale 24 µg/mc contro un valore OMS di 5 µg/mc) e sono 13 le quelle con più biossido di azoto NO2. Tra queste ultime figurano Torino e Milano: il capoluogo lombardo nel 2021 ha registrato una media annuale di 39 µg/mc contro un valore OMS di 10 µg/mc, mentre la città di Torino 37 µg/ mc. La panoramica risulta ancora più preoccupante considerando che le città virtuose da questo punto di vista sono pochissime: rispettano i valori suggeriti dall’Oms per il PM10 solo Caltanissetta, La Spezia, L’aquila, Nuoro e Verbania); per il biossido di azoto solo Agrigento, Enna, Grosseto, Ragusa e Trapani; addirittura nessuna per il PM2.5. A Biella, invece, la situazione è la seguente: concentrazione media annuale nel 2021 di Polveri sottili (PM10 e PM2.5) e di Biossido di azoto (NO2) rispettivamente di 20, 11 e 21 µg/mc.
Le proposte
Legambiente, nell'ottica di ovviare alla criticità e ambientale accelerando la transizione ecologica, ha messo in luce nel report sette proposte/azioni chiave: ridisegnare lo spazio pubblico urbano a misura d’uomo; aumentare la dotazione del trasporto pubblico elettrico; puntare sulla Sharing mobility; fermare la commercializzazione dei veicoli a combustione interna al 2030; pensare a un piano di qualificazione energetica dell’edilizia pubblica sul fronte del riscaldamento domestico; rendere sostenibile l’ultimo miglio della distribuzione delle merci; garantire l’effettivo monitoraggio delle pratiche agricole. “Per il nostro Paese - si legge nel report - è l’ora di uscire dalla logica dell’emergenza e delle scuse che ha caratterizzato gli ultimi decenni fatti di piani, parole, promesse quasi sempre disattese e scuse per non prendere decisioni, anche impopolari, per cambiare faccia alle nostre città e abitudini alle persone. Un argomento complesso come l’inquinamento atmosferico deve essere affrontato in maniera trasversale e integrata. Le azioni da mettere in campo - ammonisce Legambiente - devono essere efficaci, incisive e durature per invertire stabilmente la rotta in una logica di miglioramento continuo. Nell’ambiente urbano i due settori che incidono maggiormente sono la mobilità e il riscaldamento domestico. Un cambio di paradigma è quanto mai necessario sicuramente a partire da questi due settori tenendo conto che il tema della decarbonizzazione per la lotta ai cambiamenti climatici e quello della transizione ecologica verso città e territori più salubri e vivibili sono indissolubilmente legati e vanno affrontati con una visione unitaria. Senza tralasciare il settore dell’agricoltura e della zootecnia che sono altrettanto cruciali in questa visione integrata. Le aree urbane, soprattutto del nord-centro Italia, sono cinte da attività agricole e allevamenti spesso intensivi che, seppur chiaramente non interne ai centri urbani, concorrono in modo rilevante alle emissioni in atmosfera”.