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L'acqua radiottiva di Fukushima nel Pacifico, il Giappone ci pensa
Ha suscitato scalpore la proposta del ministro dell'Ambiente giapponese: anche se, per ora, resta solo un'idea, la notizia ha creato un allarmismo internazionale non indifferente. Quali conseguenze avrebbe una mossa simile per l'ecosistema?
Arte e società
Nello specifico, analizzando l'acqua inquinata, è il trizio a preoccupare maggiormente: si tratta un isotopo di idrogeno a bassa radioattività considerato relativamente innocuo per l'uomo (non riesce a penetrare la pelle umana, anche se può essere dannoso se ingerito o inalato), ma che potrebbe gravare alla salute della fauna marittima con conseguenti problematiche per l'ambiente e per la pesca. A questo proposito, Shaun Burnie, specialista di energia nucleare di Greenpeace, ha lanciato l'allarme: “Il governo giapponese deve impegnarsi nell'unica opzione accettabile dal punto di vista ambientale per la gestione di questa crisi idrica, ossia lo stoccaggio e l'elaborazione a lungo termine delle scorie per rimuovere la radioattività, inclusa quella del trizio”.
La notizia del possibile versamento nell'oceano si è diffusa dopo la conferenza stampa di martedì scorso (10 settembre), in cui Yoshiaki Harada ha affermato che “l’unica opzione sarà scaricarla in mare e diluirla. L’intero governo ne discuterà”. Il segretario di gabinetto giapponese Yoshihide Suga, però, in un'altra comunicazione ufficiale, ha specificato che le affermazioni di Harada e le sue idee su come affrontare la criticità sono solo “la sua opinione personale”. Come un'altalena di dichiarazioni, comunque, il presidente dell'Autorità giapponese per il nucleare, Toyoshi Fuketa, ha affermato che scaricare l'acqua contaminata in mare è l'opzione più ragionevole e sicura. Si troverà una soluzione a basso impatto o sarà inflitta una nuova grave ferita al nostro pianeta?