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La FAO lancia l'allarme: aumentano i prezzi dei prodotti alimentari
L'Organizzazione delle Nazioni Unite per l'alimentazione e l'agricoltura ha reso noto un rapporto che evidenziato una crescita dei costi a livello globale degli alimentari. L'incremento, secondo il dossier, tocca in particolare lo zucchero e gli oli vegetali, ma riguarda anche i prodotti lattiero-caseari, i cereali e la carne.
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Prezzi alle stelle anche per gli oli vegetali, tra palma, soia, colza e semi di girasole: in questo caso l'Index ha guadagnato 6,2 punti percentuali, raggiungendo il valore più alto registrato da aprile 2012. Aumento più contenuto, invece, sui prezzi dei prodotti lattiero-caseari (+1,7 punti) “il cui rialzo è stato trainato dall’incremento delle quotazioni del burro sul mercato delle esportazioni internazionali, dove la domanda costante di importazioni dalla Cina si è scontrata con un’offerta limitata da parte dell’Europa occidentale”. L'index ha fatto registrare il segno ‘più’ anche per i prezzi dei cereali (+1,2% rispetto a gennaio) e per la carne (+0,6%); il rincaro maggiore in assoluto, invece, l'ha fatto curiosamente registrare il sorgo (pianta erbacea annuale appartenente alla famiglia delle graminacee) con i prezzi cresciuti addirittura del 17,4% a febbraio in seguito a forte domanda cinese.
Un altro nuovo documento di rilievo in ambito alimentare è il Bollettino sull’offerta e la domanda dei cereali pubblicato dalla FAO, che propone aggiornamenti sulle tendenze globali in materia di produzione, consumi, scambi commerciali e scorte. Stando ai contenuti del dossier, si prevede una produzione di grano record nel corso del 2021, così come il mais e i cereali (su questi ultimi è stimato un incremento dell'uso annuo globale stimato del +2%).
La FAO ha inoltre reso nota la nuova edizione di Prospettive dei raccolti e situazione alimentare, un rapporto trimestrale pubblicato dalla Divisione mercati e commercio dell'organizzazione. A preoccupare, secondo la ricerca, è il fatto che 45 paesi* avranno bisognosi di aiuti alimentari esterni. Il documento informa infine che nel 2020 “il dato aggregato della produzione di cereali da parte dei 51 paesi a basso reddito con deficit alimentare è salito del 3% rispetto all’anno precedente, per un totale di 502,4 milioni di tonnellate, un risultato che è stato possibile grazie alla ripresa della produzione nell’Africa meridionale e nel Medio Oriente, che ha controbilanciato le perdite nell’Africa centrale. Nell’esercizio commerciale 2020/2021, tuttavia, sembra destinato a salire anche il fabbisogno aggregato di importazioni di cereali da parte del gruppo, fino a raggiungere i 74,1 milioni di tonnellate, un incremento a cui contribuiranno in buona parte l’Estremo Oriente e l’Africa occidentale”.