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Il WWF lancia l'allarme: minacciata la biodiversità in Italia
L'organizzazione non governativa di protezione ambientale ha elaborato e reso noto un dossier che rivela come oltre la metà delle specie protette dalle "Direttive Natura" siano in cattivo stato di conservazione. “Occorre cambiare passo nella nostra capacità di conservare gli ecosistemi e le specie di casa nostra - ha affermato Marco Galaverni, direttore scientifico WWF Italia - vera base nascosta della nostra sopravvivenza e delle nostre economie".
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L'analisi fornisce ulteriori dati significativi: il 52% delle 570 specie di fauna italiana protette dalla Direttiva Habitat mostrano uno stato di conservazione inadeguato o sfavorevole, che raggiunge il 55% per gli invertebrati di interesse comunitario, il 64% per gli anfibi e l’80% per i pesci, molti dei quali presentano anche trend di popolazione in diminuzione. Anche a livello di habitat i numeri non sono positivi: l’86% degli Habitat in Direttiva hanno uno stato di conservazione inadeguato (47%) o sfavorevole (39%), con percentuali particolarmente preoccupanti per gli habitat dunali (71%). Il WWF ha riportato anche gli esempi delle specie in condizioni più critiche, come la lince, quasi scomparsa dalla nostra penisola, o il cervo italico, pressoché estinto in natura e sopravvissuto solo nel gran bosco della Mesola. Si registrano, fortunatamente, anche segnali positivi: l'aquila di Bonelli - conosciuta come aquila fasciata - era minacciata dalla caccia illegale, ma grazie al rafforzamento della sorveglianza dei nidi in progetti europei appare finalmente in ripresa, così come la lontra e la tartaruga marina ‘Caretta caretta’.
“Occorre cambiare passo - ha dichiarato Marco Galaverni, direttore scientifico WWF Italia - nella nostra capacità di conservare gli ecosistemi e le specie di casa nostra, vera base nascosta della nostra sopravvivenza e delle nostre economie. È evidente che in questi 10 anni non si è fatto abbastanza, ma investimenti seri in conservazione e ripristino degli ecosistemi degradati, finalmente possibili dedicando una quota adeguata del recovery fund, rilanciando le ambizioni della nuova Strategia Europea per la Biodiversità, possono invertire questi trend e restituirci un valore di gran lunga superiore. La crisi climatica è solo l’altra faccia della crisi biologica che stiamo vivendo: solo risolvendo entrambe potremo garantirci un futuro di prosperità. Non possiamo più ignorare questi temi perché non abbiamo più tempo, dobbiamo agire subito”.