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Dall'Italia alla Malesia, Greenpeace denuncia il traffico illecito dei rifiuti plastici
L'unità investigativa dell'associazione ambientalista ha raccolto allarmanti testimonianze da alcune delle aziende malesi disposte a importare i rifiuti della nostra penisola e ha documentato la presenza di rifiuti plastici provenienti anche dall’estero.
Arte e società
L'unità investigativa si è prima recata nella nazione del Sudest asiatico per documentare e verificare in prima persona il dietro le quinte della vicenda, poi la scoperta: utilizzando alcune telecamere nascoste, hanno raccolto le testimonianze di alcune delle aziende che importanto illegalmente i rifiuti italiani e di altri paesi, come plastica contaminata e spazzatura urbana. Non solo, hanno documentato delle discariche a cielo aperto, attive ma senza nessun ‘controllo’. Un percorso di indagine lungo, concluso grazie all'incrocio di documenti riservati e confidenziali (contenenti i nomi delle 68 aziende malesi autorizzate a importare e trattare rifiuti in plastica dall’estero) ottenuti dal governo di Kuala Lumpur.
Crediti video: Greenpeace.
“Nel corso degli ultimi anni - lancia l'allarme Greenpeace attraverso una nota stampa - la Malesia è diventata una delle principali destinazioni delle esportazioni di rifiuti occidentali in plastica di bassa qualità e di difficile riciclo, pur essendo sprovvista di un sistema di trattamento e recupero efficace e di rigorose regolamentazioni ambientali, alimentando un mercato globale spesso illegale che interessa anche l’export di rifiuti in plastica dall’Italia. Di fronte a questa situazione, il governo italiano non può più continuare a chiudere gli occhi, ma deve assumersi le proprie responsabilità e intervenire subito per porre fine a questi traffici illeciti di rifiuti”. Greenpeace Italia ha consegnato alle autorità competenti dossier e documentazione raccolti, nella speranza che questa amara scoperta porti a bloccare ogni business illecito e a effettuare ulteriori verifiche e indagini.