Cosa possiamo
aiutarti a trovare?
Ricerche suggerite

Torna al Journal
Coldiretti lancia l'allarme: un giro da 100 milardi di euro di falso Made in Italy
La maggiore associazione di rappresentanza e assistenza dell'agricoltura italiana ha puntato il dito contro il commercio di specialità nazionali non autentiche: "Nel mondo due prodotti agroalimentari Made in Italy su tre sono falsi senza alcun legame produttivo ed occupazionale con il nostro Paese".
Arte e società
Qualitalia Spa, infatti, è una società dell’Agenzia delle dogane che offre alle imprese del Made in Italy una certificazione di qualità e italianità dei prodotti, in modo da avere uno strumento per contrastare la contraffazione e il cosiddetto ‘Italian Sounding’. Qualitalia Spa, a questo proposito, mette a disposizione delle imprese analisi dei prodotti e una certificazione su identità merceologica e provenienza da filiera produttiva nazionale italiana al 100%, attraverso la quale il consumatore all’estero ha la garanzia da parte di una autorità pubblica di non aver acquistato un prodotto contraffatto.
“Nel mondo più di due prodotti agroalimentari Made in Italy su tre sono falsi - questi i dati di Coldiretti - senza alcun legame produttivo ed occupazionale con il nostro Paese. Un fenomeno che rischia di essere alimentato dalle misure protezionistiche degli Stati Uniti ma anche dagli stessi accordi di libero scambio siglati dall’Unione Europea che hanno di fatto liberalizzato l’uso del termine ‘Parmesan’ e di altre importanti denominazioni. A ‘taroccare’ il cibo italiano – evidenzia la Coldiretti – sono soprattutto i Paesi emergenti o i più ricchi, a partire dagli Stati Uniti”.
Negli USA addirittura il 99% dei formaggi di tipo italiano sono non sono tali, nonostante il nome e il packaging ingannevoli che richiamano chiaramente alle specialità casearie dello stato dello stivale. Sono numerosi quelle contraffatte: dalla mozzarella alla ricotta, dal Provolone all’Asiago, dal Pecorino Romano al Grana Padano, fino al Gorgonzola. Coldiretti fornisce anche una classifica a riguardo: la ‘regina’ tra le specialità non Made in Italy è la mozzarella, seguita dal cosiddetto Parmesan, dal provolone, dalla ricotta e dal Romano. “La pretesa di chiamare con lo stesso nome prodotti profondamente diversi – ha concluso la Coldiretti – è inaccettabile e rappresenta un inganno per i consumatori ed una concorrenza sleale nei confronti degli imprenditori”.