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"10 tavoli per 100 panchine", dialogo con Giulia Ananìa tra poesia e cultura
Nell'ambito dell'iniziativa "100 panchine per Roma", il coordinatore degli ambasciatori Rebirth/Terzo Paradiso Francesco Saverio Teruzzi propone una serie di video-confronti sulla scia dei temi trattati dal Rebirth Forum Roma. La terza intervistata è Giulia Ananìa, scrittrice, cantautrice e paroliera. "È soltanto cercando la poesia e la felicità - ha affermato - che si fa rivoluzione e si cambia”.
Arte e società
Perché investire in cultura?
Perché è soltanto cercando la poesia e la felicità che si fa rivoluzione e si cambia. Bisogna investire in cultura perché costa poco e restituisce tanto nel futuro. Anche noi che facciamo cultura dobbiamo cambiare i nostri palcoscenici, distribuirli ovunque, trasformare anche una panchina in un palcoscenico. Bisogna investiamo in cultura, non in ‘cul-tura’.
Quale sarà il ruolo della poesia nel 2030?
Forse lo stesso che ha sempre avuto fin dai tempi lontani, dalla preistoria a Saffo. Quello che anche se non ce lo meritiamo ci salverà. Anche nel 2030 alla poesia toccherà tenerci la testa mentre vomitiamo perché ci siamo ubriacati a una festa di niente. Ci salverà.
Puoi definire Roma?
Le uniche città possibili sono quelle sognate. Roma, sei così sognata che sei vera, sennò non riuscirei a distinguere l'odore di resina che si mescola a riso basmati. Roma è Roma Bombay, che non è né Roma né Bombay, né Milano né Damasco, né Pechino né New York, ma l'incrocio di tutte queste città, è un insieme di sentimenti, risate, tormenti, dialetti, rispetti. Solo a Roma Bombay potremo essere felici e potremo tornare a innamorarci.